50 anni AIL: Papa Francesco incontra la Comunità AIL
“La cura non è della malattia, ma della persona”
Sabato 2 marzo 2019 Papa Francesco ha ricevuto in udienza speciale una nutrita rappresentanza della numerosissima comunità di AIL che, in occasione dei 50 anni dalla sua fondazione, ha raggiunto la Santa Sede da tutta Italia.
Seimila volontari delle 81 sezioni provinciali, insieme a pazienti e familiari, medici e ricercatori, hanno affollato, festanti ed emozionati, l’Aula Paolo VI per incontrare il Santo Padre.
All’incontro erano presenti il Presidente Nazionale professor Sergio Amadori; il Direttore Generale; una rappresentanza dei Presidenti delle sezioni provinciali; alcuni volontari storici dell’Associazione, che con il loro infaticabile lavoro rappresentano la linfa vitale dell’AIL; molti pazienti, tra cui i piccoli Chiara e Matteo dalle cui mani Sua Santità ha accettato in dono dei disegni, e la famiglia dell’indimenticato professor Franco Mandelli, scomparso nel luglio scorso.
“Dal 1969 abbiamo fatto un lungo cammino, a tratti faticoso, cercando di alimentare sempre i principi ispiratori della nostra missione: il dono, l’impegno solidale concreto, la gratuità e soprattutto, l’esercizio dell’umanizzazione delle cure”. Queste le parole del professor Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL, che prima dell’arrivo del Papa, ha ringraziato gli oltre 20.000 volontari e ricordato l’importanza dell’attività svolta dall’Associazione, che da 50 anni dà ai malati nuovi orizzonti di speranza grazie al sostegno alla ricerca scientifica e ai servizi di assistenza a favore dei pazienti affetti da tumori del sangue.
Alle 12:10 fa il suo ingresso il Santo Padre. Percorre lentamente il corridoio che taglia a metà la Sala Nervi, si ferma a salutare e a stringere le mani dei presenti che lo acclamano e si stringono verso le transenne. Il suo consueto sorriso scalda il cuore e, anche chi non è riuscito ad avvicinarlo, sente forte il suo abbraccio.
Poi prende la parola e si rivolge ai volontari presenti: “La Chiesa elogia e incoraggia ogni sforzo di ricerca dedicato alla cura dei più sofferenti. Con l’assistenza sanitaria vi fate prossimi a chi soffre, affinché nessuno si senta mai solo. Una delle cose che più mi ha colpito quando sono arrivato in Italia è stato il volontariato italiano. È grandioso!”. Ed ha continuato: “I medici sono chiamati alla cura della persona nella sua totalità, di corpo e spirito”.
A conclusione del suo intervento papa Bergoglio ha raggiunto le prime file e donato ai pazienti e bambini che lo aspettavano a braccia aperte, un’emozione che difficilmente potranno dimenticare.
“La vostra storia, le vostre opere, i risultati raggiunti da voi in questi 50 anni,
siano di stimolo per migliorare la vita dei malati”.
(fonte www.ail.it)






