L’estrema importanza dell’assistenza post-operatoria
Abbiamo più volte cercato di aprire a tutti le porte del mondo del trapianto di midollo osseo allogenico. Abbiamo più volte spiegato di quanto per alcune malattie ematologiche particolarmente cattive…l’unica strada, seppur difficile, sia quella di intraprendere un trapianto di midollo osseo allogenico. Per alcune malattie particolarmente aggressive, che si presentano cioè dall’inizio come dei veri e propri mostri, l’unica alternativa è quella, dopo aver intrapreso chemioterapie impegnative, di poter avere un donatore di midollo osseo che tramite l’arma a doppio taglio del trapianto prova a sconfiggere in modo definitivo la malattia. Il “doppio taglio” è dato dal fatto che non solo con il trapianto radiamo a zero il midollo osseo malato, ma “sostituendolo” con uno compatibile non solo aggiustiamo la macchina ma mettiamo dei cani da guardia, che abbaiano di continuo se i ladri provano a rientrare (il famoso effetto immunologico del trapianto…).
Il donatore può essere in casi fortunati un fratello (non tutti hanno familiari come si dice in gergo HLA identici, cioè con un patrimonio di geni che possiamo considerare uguali), un donatore da banca, ed, ultimamente, anche familiari per metà identici… già oggi grazie a metodiche di messa a punto nei farmaci nel regime di condizionamento (cioè i farmaci che somministriamo prima del trapianto) riusciamo a trapiantare chi non ha donatori, (o non ha tempo a causa della malattia aggressiva) con donatori uguali al 50%, e con successo.
Ma il trapianto non si esaurisce con il ricovero nel reparto sterile in cui il paziente è in stretto isolamento a causa del calo a zero dei valori. Infatti, il trapiantato attraversa, durante il primo anno post trapianto, un mare di pericoli spesso non accorgendosi di questo,…se accanto a lui non c’è una equipe di professionisti veri che lo seguono giorno e notte (anche quando è a casa!) nel post trapianto, il paziente viene con frequenza talora anche giornaliera in Day Hospital (ecco perché il villaggio AIL attaccato al nostro Reparto è preziosissimo) ed i primi tre mesi sono particolarmente delicati perché in questo momento è vero che il paziente ha “i globuli bianchi alti”, ma ancora non ha recuperato la sua immunità… in poche parole non riesce a difendersi dalle infezioni virali più comuni, che, per lui, possono diventare pericolosissime. Ecco il perché della profilassi antivirale del citomegalovirus; alcuni pensano che sia un alieno che proviene dallo spazio, in molti non lo hanno mai visto, non si è mai manifestato… sanno che c’è ed i camici bianchi ”bravi” richiamano il paziente per fare le flebo, se prova a ricomparire. Il fatto che nessuno negli ultimi tempi lo abbia manifestato è segno di quanto medici bravi seguono il trapiantato in maniera lodabile.
Si chiede al trapiantato di dirci tutto… anche di cose intime… (ma perché mai il dottore mi chiede quante volte vado al bagno? Cosa gliene importerà a lui…), ma la GVHD (reazione tra il trapianto e l’ospite, complicanza temibile e pericolosa) si manifesta anche così. “Che cosa gli importerà poi di fargli vedere la mia pelle tutti i giorni…” ma anche questo è campo di battaglia della GVHD. Non parliamo poi delle urine: ogni giorno ci sfiniamo nel chiedere “ha bruciore ad urinare? Tutto OK?” La cistite emorragica è complicanza dolorosa, grave del post trapianto (data da tossicità dei farmaci sulla vescica)…e spesso il bravo dottore la dribbla…dando tanta acqua… Che l’acqua sia un bene prezioso ce lo dicono tutti gli ambientalisti… ma BERE, BERE acqua è la cosa su cui più li Dottori mi stressano… ma io non ho sete… dico che bevo così sono contenti (avranno mica una fabbrica di acqua?!) . Ma il bravo Dottore vede se il suo amato trapiantato beve o no… non bevi? Ed io ti faccio venire tutti i giorni in DH e ti faccio le flebo, sono cattivo… ma ti salvo la vita (cistite emorragica, tossicità da farmaci con insufficienza renale). E poi i controlli del midollo… “oh non ne lasciano uno quelli dell’Ematologia…” ma è l’unico modo che abbiamo di controllare che tutto sia andato a buon fine. “E poi di tutti ‘sti farmaci per l’osteoporosi… ma io ho venti anni…” ma il trapiantato, a causa dei cortisonici, può andare incontro a problematiche molto serie come l’osteonecrosi, le fratture patologiche. E giù di vitamina D e di calcio… e tutto va bene… “Vogliamo parlare poi di quanto gli ematologi mi continuano a controllare il cuore (del resto uno quello si deve tenere fino a cent’anni..) ed il polmone…se sentono la tosse…antibiotici subito, lastre…” e spesso fanno di tutto per escludere la GVHD. Anche qui piuttosto iniziano subito la terapia, e salvano vite continuamente… sapete, se i polmoni vanno in tilt, si va ben poco lontani… E anche quando il trapiantato è “guarito”, bella parola per le nostre orecchie, continuiamo a fare controlli magari ogni anno, perché un trapiantato va comunque sorvegliato, sempre. E ogni tanto ci siamo trovati a salutare ed a conoscere i figli dei nostri bimbi trapiantati, diventati adulti e genitori. Evviva la vita e… diciamocelo: evviva i bravi dottori ed evviva AIL! Perché è sempre sicuramente grazie a Qualcuno da Lassù che ci aiuta se abbiamo tante soddisfazioni, ma anche quaggiù c’è bella gente… in Ematologia, a Muraglia…
Dr. Giuseppe Visani
Dr.ssa Barbara Guiducci